LA SETTIMANA DEL VEN. ALESSANDRO LUZZAGO 14-21 APRILE 2002 |
Come è nata l’iniziativa. Il 16 ottobre, presso il Centro Pastorale Paolo VI, a Brescia, il parroco, il sindaco, mons. Giulio Pini e Padre Giovanni Migliorati, missionario bassanese, in procinto di partire per l’Etiopia e grande estimatore del Luzzago, partecipano al primo incontro del Comitato Promotore Diocesano. |
Gli
incontri preparatori Il 29 ottobre 2001 il Consiglio Pastorale è messo al corrente
di quanto emerso nell’incontro del Comitato Diocesano e
dell’idea di celebrare anche in Parrocchia il 400° anniversario
del Luzzago. Il
21 gennaio, in occasione della festa della consacrazione della
chiesa parrocchiale, viene dato l’annuncio ufficiale delle
celebrazioni del Luzzago, sono messe a disposizione le
immagini del venerabile (ritirate circa 200), le stesse saranno inserite nel notiziario
parrocchiale. 3
febbraio 2002: incontro con Adalberto Migliorati per
l’organizzazione della tavola rotonda. Mons. Re,
contattato da mons. Pini, non può partecipare. 5 febbraio: telefonata al Vescovo
di Brescia per una sua partecipazione, negativo. 9 febbraio
sopralluogo del vetraio in vista della collocazione di una nuova vetrata
commemorativa del Luzzago. Telefonate a mons. Foresti,
mons. Olmi,
non si conclude nulla.
Il
21 febbraio è donata ad ogni insegnante della scuola elementare e
meda la biografia
del Luzzago di A. Frugoni. Il
22 marzo Adalberto Migliorati, che non potrà essere presente,
conferma i partecipanti alla tavola rotonda: Alberto Pluda,
segretario Fisascat Cisl, Danila Maialini D’Inca, preside del
liceo Arici, Paolo Petracca, presidente provinciale Ipsia Milano,
Segio Arrigotti Il 27 marzo si stende la bozza definitiva del programma. Sarà stampato nella tipografia Bressanelli e distribuito nei paesi della circoscrizione. Il parroco le porterà personalmente ai parroci della zona pastorale. Nel frattempo sul notiziario parrocchiale appare un inserto speciale dedicato alla settimana del Luzzago. |
INAUGURAZIONE AULE DI CATECHISMO
Sono presenti mons. Luigi Corrini, parroco di Verolanuova e, sacerdote novello, curato di Bassano Bresciano, Mons. Giulio Pini, origianrio di Bassano, don Giuseppe Savio, parroco di Bovegno e nativo di Bassano, don Pierluigi Tomasoni, Mons. Gennaro Franceschetti, arcivescovo di Fermo, che fu Vicario della Zona XI "Ven. Alessandro Luzzago". Partecipano anche i sindaci dei paesi della zona. Dall'Oratorio sacerdoti e popolazione si sono portati nella Chiesa Parrocchiale, dove. con la concelebrazione presieduta da mons. Franceschetti, è stata ufficialmente inaugurala la settimana dedicata al Ven. Alessandro Luzzago, nel 400° anniversario delle morte. |
LA CONCELEBRAZIONE La
Schola Cantorum ha accolto nella Parrocchiale i fedeli. Era presente anche
don Paolo Barchi, parroco emerito di Bassano e molto stimato dalla
popolazione. L'immagine del Venerabile Luzzago è opera di mons. Giulio
Pini.
IL DISCORSO DELL'ARCIVESCOVO
Insieme con voi questa mattina voglio riflettere partendo dal
vangelo che abbiamo ascoltato, là dove si dice che gli apostoli non
avevano riconosciuto Gesù che s’accompagnava con loro. Erano in una
situazione di grande depressione avevano visto il loro maestro, avevano
visto il loro amico, avevano visto colui che speravano fosse l’Atteso,
speravano fosse Lui il Messia, ora invece sono in una situazione di
speranza smarrita diremmo di “disperazione” e non hanno riconosciuto
il Signore che si accompagnava con loro. Ma dopo averlo ascoltato commentano “Non ci ardeva forte il cuore in petto mentre lui conversava con noi lungo il cammino, non l’avevamo riconosciuto, però dentro di noi si muoveva come un fuoco. Non ci ardeva il cuore quando ci spiegava le Sacre Scritture?” Ecco: alla spiegazione di Gesù della Sacra Scrittura il loro cuore va aprendosi.
Ecco
il grande problema: chi è Lui per noi? È il messaggio di Gesù che va prima
di tutto pensato, e pensato nell’intimo del cuore. Quando si dice messaggio
di Gesù lo si chiama la PAROLA.
La “parola” per i greci era innanzitutto quella pensata, il logos;dal
quella che ogn’uno formula nella propria mente, quella che profondo
del cuore liberamente uno accetta come messaggio personale. Il messaggio di
Gesù, come il cibo, entra in circolo dopo essere stato digerito, così la
parola di Dio.
Un filosofo italiano diceva: “Se vuoi essere folgore, cioè capace
di illuminare come il fulmine, devi essere a lungo nube”. Ecco la nube,
che un poco alla volta raccoglie energia e poi in un attimo sprigiona una
potenza elettrica capace di illuminare l’intero cielo davanti ai nostri
occhi. Se vuoi essere luce nel
mondo devi essere nube ... e la Chiesa ci propone di riflettere sulla Sacra
Scrittura perché diventi cibo nostro, che illumina la mente e muove la volontà.
Ma non basta che la Sacra Scrittura sia nutrimento per il pensiero. La Sacra Scrittura deve diventare per noi, la guida, deve diventare per noi il messaggio. Ecco allora che il messaggio di Gesù si chiama anche VERBO, cioè parola detta, non solo pensata. Per i greci la parola è soprattutto “pensiero”, per i latini, invece la parola che conta è verbum, è quella che esce dalla mente, perché un pensiero che non hai mai detto non conta niente; conterà per te, nella tua solitudine, ma non per altri. Nella società contava la parola che diventa regola, il diritto. Contava il messaggio che veniva lanciato nell’ambito della società.
La Chiesa annuncia
il messaggio di Gesù; tu devi pensarlo e ripensarlo poi esso deve diventare
“verbo”, insegnamento, direttiva per te e per coloro che ti ascoltano,
tanto che Paolo diceva: guai a me se non annuncio il Vangelo; io esisto per
lui, guai a me se non sono annunciatore.
Ma nella Sacra Scrittura, nella mentalità semita, il messaggio vero
non era quello solo pensato, non era neanche quello solo detto, il messaggio
vero era solo quello che uno
viveva, tanto che per dire “parola” dicevano “dabar”, che
indica un messaggio che è diventato vita. Ecco allora che la Chiesa ci
propone la Sacra Scrittura perché diventi una convinzione profonda dentro di
noi. La Sacra Scrittura ci dice: sii annunciatore del vangelo e impara a
catechizzare e annunciare il vangelo, ma sopratutto sii uno che il vangelo lo
incarna, lo fa diventare vivo.
La Chiesa, per farci leggere nella concretezza pagine intere, pagine e
pagine della Sacra Scrittura cosa fa? Ci presenta la figura di un santo. Di
uno cioè che ha preso sul serio il Vangelo, di uno che lo ha vissuto. La
Chiesa propone come modelli i santi.
Non sono modelli completi e perfetti, perché nessun uomo può esaurire
la verità di Dio, nessun uomo può essere grande come è grande Cristo,
nessun uomo possiede tutta la verità, neanche il più santo, ma il santo è
un uomo che si è lasciato illuminare
dalla verità e ha vissuto aspetti particolarissimi della verità cristiana.
È il caso del ven. Alessandro Luzzago.
Perché la Chiesa ce lo propone? Ce lo propone innanzitutto perché è stato un laico: non era né un chierico, né un sacerdote, né un diacono, non aveva alcun ministero in particolare, tanto meno un vescovo. Era un laico, un laico come tanti altri. Il Ven. Luzzago, a cui questa zona pastorale è intitolata, voi lo sapete, visse dal 1551 al 1602 e fu esempio grandissimo di laico cristiano, di laico cattolico.
Fu però nella serenità
agreste della villa di Bassano che Alessandro, negli anni
dell’infanzia e della giovinezza, maturò i tratti, delicati e salienti
di quella sua personalità che fu una delle personalità di maggior
rilievo della Brescia del suo tempo.
Poche persone erano conosciute e stimate anche fuori Brescia,
particolarmente a Milano, come era conosciuto Alessandro Luzzago. Godette di
altissima stima da parte del vescovo di Brescia che, pur essendo aiutato da
ottimi vicari, non esitava ad affidare a lui, per altro ancora molto giovane,
la pastorale della diocesi. Gli furono affidati incarichi importanti e
delicati. “Fu - dice la cronaca del tempo - un uomo mansueto
quando tutti erano prepotenti”. Un tempo di grandi prepotenze il suo Non
c’era un’autorità che riuscisse a controllare le pulsioni dominanti. “Fu
mansueto quando tutti erano prepotenti e umile quando tutti si tenevano in
dovere di non esserlo. L’arroganza era legge”. Caritatevole fino al
sacrificio personale ebbe a riempire il vuoto di carità e quasi a sostituire
l’azione apostolica del vescovo di Brescia. In quel tempo il vescovo veniva
mandato dal Santo Padre come suo incaricato presso le corti europee, come
diplomatico, diremmo ora, e si allontanava dalla città. Alessandro Luzzago,
tutti lo riconoscono, era il riferimento essenziale quando mancava il vescovo
a Brescia. La sua genialità e la sua capacità realizzatrice furono tali che
ad un certo momento fu ritenuto degno di diventare vescovo, a quel tempo
poteva succedere che un laico venisse chiamato direttamente e subito ordinato
vescovo per una diocesi. È certo che Alessandro Luzzago fu una delle persone
indicate addirittura per la diocesi di Milano.
La Chiesa passava in quella epoca una crisi profonda dalla quale
cominciò a risollevarsi dopo il Concilio di Trento. Noi ricordiamo Alessandro
perché morì nel 1602, il Concilio di Trento finiva nel 1563. In quel
contesto di riforma della Chiesa, Alessandro Luzzago rivolse tutta la sua
opera nell’ aderire, da laico, a un programma di perfezione cristiana.
Vorrei un attimo sostare su questo.
Il lavoro, per esempio, non è qualcosa di marginale e di secondario per l’uomo. Ecco che il Concilio dice: è compito del laico cristiano trattare queste cose, deve sporcarsi le mani, deve trattarle in modo cristiano, orientandole, guardando a Dio, proprio perché nel mondo ci sia questa presenza e, pensate, sono le opere di Alessandro Luzzago all’interno, sì, della Chiesa del suo tempo, ma sopratutto nel mondo, diremmo, esterno.
C’è la preziosa testimonianza di numerose pagine di sue riflessioni.
Sono le sue meditazioni spirituali. Nessuno di noi può vivere cristianamente
nel mondo, specialmente nel mondo di oggi, che è un mondo dinamico, se non si
tiene legato personalmente a Cristo stesso. Se voi staccate un ramo dal suo
albero, questo ramo potrà andare avanti per pochi giorni ma poi perde le
foglie intristisce, perde vigore non dà più nessun frutto, e se “prima
non è nube” come potrà divenire folgore ed essere nel mondo capace di
illuminare?
Nella vita di Alessandro Luzzago c’è la presenza notevolissima di un
rapporto personale con Gesù Cristo. Non è solo questione di fare. Prima di
fare bisogna davvero essere alimentati, se il sale diventa insipido a cosa
serve? Stai bene attento, dice Matteo, che la luce che è in te non diventi
tenebra; perché il sale resti tale, perché la luce illumini deve essere luce
vera.
Il
ven. Luzzago, proprio perché uomo di preghiera, risultò attivissimo. È
stato tenace promotore dell’adorazione eucaristica. A Manerbio fece
costruire una piccola chiesa, la chiesa del Gesù, appositamente per l’
adorazione eucaristica notturna, per dire che noi siamo dei cristiani che si
riferiscono a Lui, che la vita la pensiamo, ma la pensiamo come l’ha pensata
Lui, che noi la amiamo la vita, ma secondo le sue indicazioni.
Aveva un piano di attività apostolica tra i più completi e i più
consoni alle varie necessità e anche fu geniale. Le sue opere sono veramente
tante, io ne ricordo solamente alcune.
Ricordiamo l’opera degli avvocati per i poveri: un gruppo di avvocati
che si prestavano gratuitamente a difendere le cause, perse diremmo noi, le
cause dei poveri che non avevano nessuna difesa giuridica e quindi erano in
mano molte volte a prepotenti. C’era, poi, la cosiddetta confraternita di S.
Giovanni decollato per l’assistenza ai carcerati e ai condannati a morte. La
congregazione dello Spirito Santo che era un gruppo di uomini saggi che si
prestavano per comporre le grandi discordie tra famiglie. A quel tempo
c’erano faide tremende, con feriti e morti, che si tramandavano da una
generazione all’altra. Ebbene lui volle una congregazione per comporre le
discordie e stabilire la pace tra fazioni, tra paesi, all’interno delle
famiglie. L’ Istituzione della dottrina cristiana per mezzo della quale, in
favore del popolo minuto, di tutte le condizioni, promosse la divulgazione di
foglietti stampati, di piccoli opuscoli con esposizione semplice della
dottrina, di raccolte di devozioni, facendo della stampa (allora riservata ai
letterati) un efficace strumento di formazione della gente semplice. Riuscì a
dare in mano degli stampati, sarebbe come oggi dare in mano dei computers, a
gente semplice come i bambini. A Brescia fondò la “Casa di Dio”.
Nei suoi piani c’era anche un luogo dove educare i “figliuoli piccoli
et poveretti, discoli, et vagabondi” e ancora, pensò ad una scuola per
raccogliere “ figliuoli poveri et di bell’ingegno”, sono ragazzi
capaci del popolo che nessuno scopre, nessuno valorizza, ecco lui voleva una
scuola per loro.
Quando il 7 maggio 1602 Alessandro Luzzago si spegneva a Milano tra le
braccia del cardinale Federico Borromeo (quello che si nomina nei Promessi
Sposi ) la cattolicità era nel momento più intenso dell’azione di riforma
mediante l’opera di persone di alta levatura e di istituzioni geniali. Anche
a Brescia il quadro della vita civile e religiosa presentava molte ombre ma
uomini e istituzioni non difettavano e su tutti campeggiava solenne e austera,
ma insieme dolce e appassionata, la figura di questo patrizio, Alessandro
Luzzago, interprete e a sua volta maestro dell’antica fede bresciana.
Quali insegnamenti possiamo trarre dalla sua vita? Ci sono richiami
urgenti e preziosi che ci vengono dalla sua personalità. Mi limito ad
indicarne alcuni.
Innanzi tutto la spinta a riscoprire il senso della nostra vocazione
battesimale. Gli ebrei dicevano: noi in mezzo ai gentili, dobbiamo tenere alto
il nome di Dio. Poi è venuto Gesù Cristo e chi ha lasciato per tenere alto
il nome di Dio nell’umanità? Ha voluto la Chiesa, ha voluto i cristiani.
Guai a noi che siamo chiamati ad essere santi, ad essere luce ad essere
lievito, se smettiamo di esserlo! Ricordate l’espressione di S. Pietro
quando dice: voi siete stirpe eletta sacerdozio regale, una nazione santa,
venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale.
Il mondo non può davvero rimanere senza il lievito, senza il sale e senza la
luce di noi cristiani. Non perché tutti diventino cristiani. Noi possiamo
testimoniare il cristianesimo ma solo Dio può cambiare il cuore. Solo Dio può
toccare uomini e farli nuovi, noi però possiamo testimoniare e dobbiamo
testimoniare con la nostra vita, essere luce. Quando la sera accendete la luce
ci vede anche uno che non paga la bolletta, quando la sera accendete la luce
ci vede anche un bambino che non sa ancora che, per vederci, la sera bisogna
accendere la luce. Il bagaglio di valori che un cristiano afferma viene messo
in circolo nel mondo e arriva lontano arriva a bonificare e a rendere più
buono il mondo Guai se manca il sale del cristianesimo, guai se manca il
lievito cristiano, il mondo diventerà sempre più cattivo, e se il mondo è
sempre più cattivo forse è anche per la nostra indolenza. Ecco il primo
insegnamento. Aveva capito bene queste cose Alessandro Luzzago.
Ma c’è un’altro insegnamento prezioso: non possiamo dimenticare
che i santi esistono in ogni epoca, anche nella nostra. Il secolo scorso, il
novecento, ha visto milioni di cristiani uccisi. È stato un secolo di
martirio. Ebbene oggi, la comunità dei credenti, in certi momenti, dà l’
impressione di stare più a guardare che concretamente essere fattiva, il
nostro appare talvolta un cristianesimo più raccontato, più letto che
vissuto. Sarà meglio lasciarci persuadere dai santi e anche dai martiri i
quali hanno dimostrato la verità del cristianesimo, ma l’hanno dimostrata
vivendo e vivendo eroicamente. Vedete, magari non credono quando diciamo che
la famiglia come l’ha pensata Gesù è bella, ma se vedono una famiglia che
vive cristianamente dicono che è bello, magari non riusciamo a dimostrare, a
tavolino, che il cristianesimo è
una religione, ma se vedono che il cristiano è un prodotto umano alto anche
chi non è cristiano sarà portato dalla nostra vita a cogliere la logica
profonda che ci conduce. Ecco il Luzzago aveva fatto proprio questo.
Da ultimo, vorrei dire che l’ invito che ci viene dal Luzzago è
quello della coerenze, la capacità di
saperci
opporre a molti atteggiamenti che
ci sono oggi, è un invito alla coerenza anche in un mondo pagano come il
nostro. C’è, nel nostro mondo quasi un senso di declino morale, di
impoverimento morale. Non ci possiamo nascondere questo abbassamento, anche
dell’ onestà. Esiste questo abbassamento e, badate, che questo abbassamento
è più grave del terrorismo fanatico, quel terrorismo cioè che nasce dalla
convinzione che si può imporre a tutti la propria visione del mondo con la
forza, seminando terrore. L’ abbassamento morale è più grave ancora di una
mentalità bellicista, che presume di difendere la sicurezza umiliata
dell’occidente dispiegandone tutta la tremenda forza di distruzione.
Qualcuno dice che di fronte a questo terrorismo fanatico che sta per vincere
occorre imporre quale antidoto una mentalità bellicista. Noi dobbiamo
difenderci secondo giustizia, è chiaro, ma sapete qual’è il pericolo più
grande? Il pericolo più grande è quello della nostra decadenza, che consiste
nel non credere più nella forza di ciò che è giusto, nel non credere più
nella forza di ciò che è vero, nel pensare che l’uomo onesto ne esce male
e il disonesto se la cava sempre e che quindi bisogna rassegnarsi a lasciare
andare le cose male come vanno, che una religione vale l’altra, e che Gesù
Cristo e il suo messaggio e la nostra cultura che deriva da Gesù Cristo deve
farsi da parte, che una cultura vale l’altra. Questa decadenza che è
suadente e bonaria allo stesso tempo, rassegnata o silente! A questa decadenza
noi dobbiamo opporci, anche quando viene da chi si dice cristiano. Da un uomo
come Alessandro Luzzago, che ha saputo nel suo tempo tener ferma la verità
della propria fede, ora la comunità cristiana deve imparare.
Concludo dicendo che viviamo in un tempo particolare. L’undici
settembre duemilauno ci ha brutalmente dimostrato che il mondo è fragile. Chi
mai avrebbe pensato che potessero arrivare a New York a bombardare le torri?
È una cosa che ancora oggi non si riesce a dire, ma è successo davvero, ci
ha brutalmente dimostrato che il mondo è fragile, che la precarietà è
diventata nostra compagna ed è proprio nella precarietà che il vero Dio si
è incarnato, è diventato uomo nella precarietà umana, il Verbo di Dio, la
Potenza di Dio ha preso il volto di un bambino a Betlemme. È un Dio fragile
il Dio dei cristiani, che si manifesta nella debolezza del bambino di
Betlemme, nella tragedia del Crocifisso che sembra concludere la sua vita sul
Golgota. Ma il nostro messia Gesù è un Re possente, un Re che vince la
notte, è Dio in persona che ci propone una logica alternativa a quella del
mondo, che propone la luce al posto delle tenebre, il bene al posto del male e
dice: tu puoi riuscire, tu puoi riuscirci. È questo che Gesù ci dice.
E che tipo di logica propone nell’economia nel lavoro nella politica
nel rapporto tra i popoli? È la logica della verità, è la logica non della
vendetta, ma del perdono, è, ad ogni costo, la logica della pace. Ecco Gesù
ci invita a militare in questo regno mostrando nella nostra vita in che modo
militiamo. Dobbiamo dimostrare, con la vita di tutti i giorni, che noi abbiamo
una passione per l’uomo, una attenzione all’uomo che non è seconda a
nessuno. Come possiamo noi dimostrare che la religione cristiana è vera o che
è la vera religione a uno che non crede? Noi abbiamo uno strumento
e lo strumento è proprio quello di mostrare un’attenzione all’uomo
che non è seconda a nessuno, poi sarà il Signore a convertire l’uomo, ma
quello che ci domanda il Signore è questa attenzione.
L’augurio che faccio a me stesso e a voi è quello di accogliere i preziosi insegnamenti che ci vengono da questo patrizio laico che da quattrocento anni lascia ricordo di sé in questa zona pastorale, in particolare nella vostra parrocchia di Bassano. |
GLI INCONTRI Il compito di collegare la figura e il messaggio del Luzzago all'attualità è stato affidato agli incontri, quelli più significativi hanno avuto come protagonisti mons. Antonio Fappani, Alberto pluda, Danila Maiolini d'Inca, Sergio Arrigotti e mons. Giulio Pini. il tempo del Luzzago Salone Comunale ore 15.00. Dopo una breve introduzione del Sindaco Giacomo Pini, Mons. Fappani prende la parola per inaugurare la mostra de "Manoscritti, oggetti e luoghi del Ven. Alessandro Luzzago e della Civiltà contadina". La sua è una appassionata relazione sull'attualità di Alessandro Luzzago come figura di apostolo della comunicazione applicata alla diffusione mediante manifestini, piccoli opuscoli, ecc. delle verità cristiane; e come una delle più belle presenze sociali nel campo della sanità e dell'assistenza (la "Casa di Dio" e numerose iniziative operanti in profondità).
Rimane a Bassano un duplice segno dell'attività del Luzzago: la Chiesa parrocchiale e il Palazzo comunale, simbolo, la prima dell'attività profusa nella vita della comunità parrocchiale (catechesi, carità, festività, istituzioni e compagnie); il secondo dell'impegno sociale in favore dei poveri (il lavoro, la casa, la formazione morale) e della composizione di liti e contese che, anche in quel tempo, spesso nascevano e contrapponevano famiglia a famiglia, anche per generazioni.. tavola rotonda Gli interventi sono coordinati da sergio Arrigotti, vice presidente delle Acli bresciane.
Dopo un primo giro di presentazione un secondo di approfondimento e di dibattito, alla ricerca dell'attualità dell'esperienza laicale di Alessandro Luzzago. |
La mostra della civiltà contadina Una delle iniziative più apprezzate e visitate, anche da fuori paese, è stata la mostra della “civiltà contadina”. Numerose scolaresche, con visita guidata, si sono introdotte in un mondo per certi versi loro sconosciuto. Erano esposti oggetti domestici e strumenti usati sia in agricoltura, sia nell’allevamento delle mucche da latte, sia nella coltivazione del baco da seta.
Il
fascino di un’atmosfera fatta di semplicità, di laboriosità, ma
anche di povertà, proprio
dell’epoca pre-industriale, avvolta oggi da un alone di mito. Degna cornice a tutto questo una stalla, il cui soffitto a volte, in mattoni a vista, sostenuti da una doppia fila di colonne in marmo, ristrutturato con pazienza … da contadino, comunica al visitatore, oltre alla freschezza, un senso di pace e di serenità, che fa da contrappunto con gli strumenti con i quali “col sudore della fronte” ci si procurava il pane quotidiano. Concerto e laudi cinquecentesche
Sono state eseguite laudi cinquecentesche, mottetti e inni, sonate e suite.
Ha concluso il concerto l’ “Inno al Ven. A. Luzzago”, testo e musica di mons. Giulio Pini. |
Inaugurazione della Corte Luzzago L'Amministrazione Comunale a perenne ricordo di queste giornate, ha voluto porre una lapide all'ingresso del complesso "Ex cascina Sgorbati" dandogli il nome di "Corte Ven. Alessandro Luzzago".
= CORTE = VEN. A. LUZZAGO 1551-1602 Bassano B.no 14.04.2002 E' stata benedetta il 14 aprile dal mons. Gennaro Franceschetti. il palco delle autorità allestito all'ingresso della Corte per la cerimonia della scoperta della lapide dedicata al Luzzago |
la festa popolare
All’epoca non erano più santi di oggi, ma certamente, specie nei villaggi, si ispiravano ai comuni valori cristiani, la festa aveva l’aspetto religioso che si esprimeva nella celebrazione liturgica e l’aspetto gioioso, con la presenza, a volte, di compagnie di artisti e musici.Dopo la celebrazione conclusiva presieduta dal parroco, il secondo aspetto della festa, quello gioioso, ha interessato la piazza del paese e l’oratorio.
Al
rullo dei tamburi, gli Sbandieratori hanno percorso le principali vie del
paese, seguiti e preceduti dai bambini e da numerosa folla, che si è in
seguito riversata nel campo dell’ oratorio. Qui erano allestiti banchetti
per la degustazione di prodotti tipici bresciani, bevande e vino.
Il
gruppo degli sbandieratori, tutti giovani, ha eseguito diversi numeri con
lancio delle bandiere e girandole, poi si sono fermati a condividere con la
popolazione ciò che l’Oratorio metteva a disposizione di tutti.
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