LA PARROCCHIA DI BASSANO (Guerrini da pag. 223 a pag. 239)

  Posta nell'antica pieve di Manerbio e sulla via romana, che da Brescia per Cremona congiungeva il nostro territorio alla celebre via Emilia, la parrocchia di Bassano, dedicata fin dalle sue origini all'Arcangelo S. Michele, ebbe principio e vita da una piccola vicinìa di agricoltori, soggetti alla giurisdizione feudale del Vescovo di Brescia. Ciò non vuol dire che si possa fissare con precisione la data in cui fu costituita la parrocchia o fondata la dotazione del beneficio, poiché tutto ciò è stato certamente il risultato, più che di un atto speciale, o di un patto espresso, di un lento lavorio di circostanze, di un progresso agricolo o di uno sviluppo demografico, come possiamo constatare in molti altri casi consimili.

A Bassano, come a Manerbio, Offlaga, Bagnolo, e in molte altre parti del territorio circostante la mensa vescovile di Brescia aveva ricevuto, per antiche donazioni di principi e di signori longobardi e franchi, larga dotazione di diritti feudali su fondi e case, censi e prestazioni, diritti di pascoli e di acque ecc. E' naturale che i vescovi provvedessero i loro coloni dell'assistenza religiosa di un sacerdote, il quale officiava l'antica cappella di S. Michele quivi eretta, sotto la giurisdizione però dell'Arciprete della pieve di Manerbio, al quale spettavano tutti i diritti parrocchiali anche su Bassano, poiché i fedeli di Bassano dovevano sempre convenire alla pieve di S. Lorenzo per ricevere i sacramenti, e per compiere i loro doveri religiosi, almeno nelle principali feste dell'anno.

In seguito, per l'aumento della popolazione, la cappella di S. Michele ebbe battistero proprio, e diventando chiesa battesimale iniziò anche la sua vita autonoma, svincolandosi a poco a poco dalla giurisdizione della pieve e incamminandosi a diventare vera parrocchia indipendente. Tutto questo processo non si è svolto in pochi anni, ma in parecchi secoli, sebbene ci manchino i documenti e le notizie per seguirne la lenta evoluzione storica.

Sul principio del sec. XV la chiesa di S. Michele di Bassano non era ancora parrocchiale o curata: essa è notata in un elenco delle chiese bresciane come semplice cappella o oratorio, dotata di due benefici, uno sacerdotale per il cappellano rettore, l'altro chiericale per un chierico che fungeva da sacrista e da custode della chiesa stessa.

La vera parrocchialità, cioè l'indipendenza e l'autonomia dalla pieve di Manerbio nell'amministrazione dei sacramenti, non le fu data che verso la metà o la fine del sec. XV, in seguito alla decadenza completa delle antiche forme dell'organizzazione ecclesiastica rurale.

E' circa questo tempo difatti che incomincia la serie cronologica dei parroci, poiché dei sacerdoti che tennero in precedenza il beneficio e il governo della chiesa di S. Michele non abbiamo potuto raccogliere nessuna notizia sicura, e non conosciamo nemmeno il nome.

Abbiamo creduto conveniente di unire alle brevi notizie biografiche di ogni parroco - tanto brevi che per alcuni si riducono a poche date - alcune altre notizie di carattere più generale sulla storia religiosa e civile di questa parrocchia, per dare in questi brevi appunti tutto ciò che è pervenuto a nostra cognizione in una ricerca affrettata.

 

  i parroci di Bassano

D. Antonio de Marino

E’ il primo parroco pervenuto a nostra conoscenza; è accennato come teste in un atto notarile del 15 Marzo 1430, esistente nell'archivio della nob. famiglia Brunelli. Dopo di lui succede un altro lungo periodo di oscurità.

Fra' Paolo D'Azzano

 Era parroco di S. Michele a Bassano nell'anno 1532. Il catalogo queriniano che lo ricorda, non dice a quale ordine religioso appartenesse. Io credo di non errare pensando che sia stato un frate dell'ordine, ora soppresso, degli Umiliati, fiorente e potentissimo allora nella nostra diocesi, ma già declinante, per le sue ricchezze e per la rilassatezza della disciplina, verso il suo completo sfacelo. Gli Umiliati potevano facilmente ottenere dei benefici con cura d'anime e rimanersene fuori dal loro convento per risiedere nelle parrocchie: in quel tempo gli esempi da citare sarebbero parecchi. Si noti di più che nel territorio di Bassano, nel quale la coltura del lino è ancora in auge, si trovano i fondi migliori della casa principale degli Umiliati di Brescia, il convento di S. Maria Maddalena di Gambara presso la chiesa prepositurale di S. Lorenzo[i]. I frati Umiliati, celebri nel medioevo per l'industria delle tele e dei panni, vi dovevano aver avuto un laboratorio per la lavorazione del lino e parecchie masserie per i coloni.

   Difatti presso la chiesa parrocchiale si trova ancora un vecchio e vasto fabbricato colonico denominato la Commenda; el defà de la comenda è passato in proverbio a Bassano per indicare un grande ed intenso lavoro. Era questa la fattoria principale degli Umiliati, ed ebbe il nome di Commenda perché il convento di S. Maria Maddalena di Gambara, cessata la vita claustrale per la decadenza dell'ordine, fu dato in commenda a persone ecclesiastiche estranee all'ordine stesso, le quali godevano le grosse rendite di questi benefici, passando lievi pensioni alle comunità che ancora stentavano in vita. La provostura della Maddalena fu data in commenda ai nob. Duranti, i quali la tennero di successione in successione per oltre un secolo, unendo contemporaneamente, insieme con molti altri benefici parrocchiali e semplici, anche il beneficio parrocchiale di Bassano [ii]

Pietro Duranti qm. Bartolomeo,

Vescovo di Termoli e Datario di S. Chiesa (+ 5 luglio 1539) ebbe in commenda per parecchi anni anche il beneficio parrocchiale di Bassano, il quale dopo la sua morte veniva assegnato, pure in commenda, al suo nipote e successore nel vescovato di Termoli e nella Datarìa pontificia.

Vincenzo Duranti qm. Nicolao [iii]

Difatti due atti notarili dell'Archivio di Curia [iv] ricordano che Vincenzo Duranti, eletto vescovo di Termoli, con Breve di Paolo III dell'8 agosto 1539 era investito del beneficio parrocchiale di S. Michele di Bassano, di un canonicato semplice nella pieve di S. Maria di Orzinuovi sive S. Laurenti de Bigolio, e del beneficio parrocchiale della pieve di S. Maria di Trignago nella diocesi di Verona, tutti vacanti per rinuncia del loro commendatario Pietro Duranti vescovo di Termoli. Col detto Breve pontificio era concessa al Duranti la facoltà di prenderne possesso immediatamente, intanto che la Datarìa approntava le relative Bolle [v]. Difatti il 25 agosto, nella sacrestia del Duomo di Brescia, alla presenza del sac. Andrea Martinazzoli rettore parroco di Treviso (ecclesiae de Catiis) e del notaio Pietro Cabrini, l'Arcidiacono Aurelio Duranti, delegato apostolico, riceveva il Breve di Paolo III, presentato dal nob. Giorgio Duranti, e lo rendeva esecutorio per i due benefici bresciani di Bassano e di Orzinuovi, dandone la relativa investitura. Così l'infelice e sfortunato vescovo di Termoli fu anche parroco di Bassano, ma sebbene la sua famiglia vi avesse dei beni fondiari e degli interessi economici, egli forse non vide mai la sua chiesa ed i suoi fedeli, come portava l'abuso dei tempi, facendosi supplire da un vicario e curato.

   La serie dei veri parroci residenti nella cura delle anime, incomincia soltanto con le energiche e savie disposizioni del Concilio di Trento, il quale facendo cessare l'abuso della pluralità dei benefici, divenuto quasi regola generale e comune, abuso che accumulava in una sola persona delle rendite esorbitanti, e manteneva il lusso e la corruzione nell'alto clero, mentre il clero basso gemeva nell'ignoranza e nella povertà, ristabilì le antiche norme canoniche sulla regolare vita parrocchiale, obbligando i parroci ad avere un solo beneficio curato ed a risiedere costantemente nella parrocchia per esercitarvi direttamente la cura delle anime.

   Perciò verso l'anno 1560 anche il vescovo Vincenzo Duranti fu obbligato a dimettere la parrocchia di Bassano nelle mani del nuovo vescovo Domenico Bollani, energico esecutore dei decreti conciliari di Trento e benemerito restauratore della disciplina ecclesiastica. Furono quindi eletti dei parroci residenti, ma i frutti del beneficio parrocchiale furono ancora riservati in gran parte al potente vescovo di Termoli, quasi fino alla sua morte, avvenuta in Brescia.

Giuseppe Parisi o de Parisiis, di Casalmoro

Eletto circa il 1560 dal vescovo Bollani per rinuncia del vescovo Duranti, rinunciò a sua volta nell'anno 1565. Fu probabilmente l'ultimo vicario parrocchiale del Commendatario e passò forse ad occupare un altro posto più importante.

Leonardo Limisano o de Lumezanis, da Gottolengo

Fu eletto dal vescovo Bollani il 27 aprile 1565 e morì a Bassano nell'anno 1575. Accanto a lui esercitarono la cura d'anime il cappellano della Confraternita del SS.mo don Tomaso Basso da Milano, il quale fu eletto anche economo spirituale durante la vacanza della parrocchia, e l'ex-frate Domenico Girelli, pure cappellano della Scuola del S.S.

   Il 27 settembre 1566 il Lisimaco riceveva la visita pastorale del vescovo Domenico Bollani, il quale ordinava di riedificare la chiesa, avendola trovata cadente ed estremamente sprovvista di ogni cosa più necessaria [vi]. Il parroco, nel dare relazione della parrocchia, si lamentava che alcuni nobili Brunelli entrassero in chiesa accompagnati da uomini armati, e colle armi inastate; riferì di averli più volte inutilmente ammoniti e di averne anzi ricevuto delle minacce. Non si trattava di un caso isolato di prepotenza, poiché sotto l'egida della tolleranza veneta si iniziava anche fra noi il tristo periodo dei buli, dei bravi e dei signorotti malvagi e prepotenti alla don Rodrigo. L'archivio famigliare dei Brunelli conserva memorie e documenti abbondanti sulle vertenze e inimicizie dei Brunelli coi conti Gambara, coi Cigola, coi Martinengo ed i Luzzago, e le imprese brigantesche che segnalarono nella seconda metà del sec. XVI la vita avventurosa di Scipione Brunelli, ammazzato in una stalla, e di suo fratello Pompeo, bandito dalla Repubblica Veneta per omicidi e grassazioni. Ci sarebbe materiale per scrivere una storia terribile e sanguinosa, che potrebbe sembrare un romanzo!

Giovanni Battista Negri da Manerbio

 Non sappiamo la data precisa della sua elezione, avvenuta probabilmente nel 1575. Nella domenica 10 giugno 1577 sotto il portico della canonica di S. Michele procedeva a far compilare l'inventario dei beni mobili e immobili della sua prebenda, e nell'atto notarile è chiamato Rector seu Archipresbiter plebis praedictae de Bassano, sebbene il titolo di arciprete non gli competesse affatto, come quello di pieve non compete alla chiesa di Bassano. Il detto inventario era stato ordinato dal vescovo Bollani per tutti i benefici della diocesi, e in esecuzione di tale ordine alcuni principali abitanti di Bassano si erano raccolti il 36 (?) dicembre 1567 nella casa del notaio Francesco qm. Antonio de Parre, posta in contrata ecclesiae S. Michaelis dictae terrae de Bassano, in qua domo solet fieri consilium necnon etiam alia vicinia, parlamenta e congregationes dictae terrae, e quivi eleggevano tre persone idonee a compilare il predetto inventario.

   Il Negri, uscito da agiata famiglia di Manerbio, iniziò la fabbrica dell'attuale chiesa parrocchiale coll'aiuto e la preziosa collaborazione del Ven. Alessandro Luzzago, come è largamente narrato nella vita di questo nobile e santo patrizio, che amava passare nella sua villa di Bassano buona parte dell'anno, attendendo alle faccende di campagna ed ai più edificanti esercizi di vita esemplare [vii]. Nell'anno 1581 S. Carlo Borromeo trovandosi nella pianura bresciana a compiere la visita apostolica, sostava anche a Bassano in casa del dilettissimo suo amico nob. Alessandro Luzzago, e con la sua parola amorevole e paterna animava il Comune, i signori del paese e la Scuola del S.S. a proseguire e terminare la iniziata fabbrica della chiesa, prescrivendo anzi che, atteso il numero degli abitanti che era di circa 1200, si aggiungesse alle due navate già erette la navata meridionale verso la canonica, ed a queste opere contribuisse anche il parroco con una tangente fissa di 10 scudi ogni anno [viii]. Dalla parola confortevole del grande Santo il Ven. Luzzago raccolse nuovo vigore ed alacrità nell'opera santa iniziata, e la chiesa fu compiuta secondo le prescrizioni del Borromeo, e consacrata il giorno 8 maggio; non si conosce né in quale anno né da quale vescovo, ma probabilmente dal Cardinale Gianfrancesco Morosini vescovo di Brescia (1585-96), o dal suo successore Marin Giorgi (1596-1631), del Ven. Luzzago amicissimi quanto S. Carlo Borromeo [ix] .

Pietro Parre o de Parris, di Bassano,

 Dottore in S. Teologia, fu eletto il 4 febbraio 1603, morì circa il 15 agosto 1623.

 E' interessante conoscere una piccola relazione sul paese di Bassano, inserita nel Catastico del territorio bresciano compilato per ordine del Governo Veneto nel 1610. E' la seguente [x]: (Quadra di Pontevico) Bassano, terra in pianura di sopra Pontevico, situata sopra la strada maestra va a Cremona, lontana dal fiume Oglio cinque miglia, da Brescia sedici, confina con Virola Alghise, Manerbe et Cigoli, s'estende per longhezza circa mezo miglio, essando come borgo. Fuochi n. 200, Anime n. 700. Il Comune non ha alcuna cosa d'entrada, ma le gravezze si pagano sopra le teste. La campagna della terra si estende per langhezza e longhezza doi miglia e mezo, et li piò sono fertili di parte, ma in luoghi sono sterili; vagliono li migliori L. 500 de planete, et li altri inferiormente secondo la bontà loro. Vi sono tre ruode da Molino, di raggione del sig. Conte Antonio (Martinengo) Cesaresco, havendo anco una Pesadora et una Masenadora. Vi passa per la terra l'acqua della seriola detta la Luzzaga, et sopra di essa vi sono costrutti essi ediffici: viene dal fiume Mella et in poi và ad Alfianello, la quale adacqua la campagna. Vi può essere nel territorio da circa 1500 piò di terra. Chiesa di S. Michiel, officiata da un Rev. Sacerdote, che può haver di entrata 400 ducati, ma paga grossa pensione a Roma, et cava essa entrada da circa 60 Piò di terra. Vi è una gentil donna delle Moreschi, Bresciana, la quale ha bonissima entrada. Nobili Bressani: li signori Luzzaghi, li signori Brunelli, li signori Conti Cesareschi, et li signori Conti Gambareschi. Contadini principali: Pederbolli, li Par, li Alghisi, li Ghirelli, li Pini et altri. Il sodetto Comune si governa facendo Massari, Sindici et altri. Per esser la sopradetta terra sotto Pontevico non vi è vicario, né altro Giusdicente, perché nelle occorrenze si fa ricorso a Pontevico. Il Ziletto mercante de Biave, il quale compra, et le conduse a Bressa ed nel Borgo delle Pille. Animali bovini para n. 25, Vacche para 50, Cavalli da soma n. 30, Carrette n. 2.

Giuseppe Seniga di Verolanuova

Già curato della Casa di Dio in Brescia, eletto con Bolla di Urbano VIII dell'8 dicembre 1623, morì il 20 ottobre 1671 in tarda età e in molta venerazione. Dagli eredi del Ven. Luzzago rivendicò un legato per una cappellania quotidiana e per la funzione delle S.S. Quarantore, istituita dal piissimo patrizio quasi in preparazione alla sagra di S. Michele. A ricordo perpetuo fu posta in chiesa una lapide colla seguente iscrizione:

QUOD ILLUSTR - D. HIERON - LVZAGVS D. D.

LEGAVIT   TESTAM - ROGAT - PER

ANTON - A PLATEA - ANN - DOM - N

MDCII - VT - IN - HOC - ALTARI

QVOTIDIE - MISSA - CELEBRETUR

CAECILIA - EIUS - FILIA - PRAESTIT.

Cristoforo Bartoletti di Pavone

Già curato in patria, fu eletto a 32 anni con bolla pontificia del 28 febbraio 1672; nel 1678 fu traslocato alla parrocchia di Pavone. Nel 1672, appena entrato in parrocchia, sistemò l'archivio parrocchiale, iniziando per primo il libro canonico del Morti.

   Nel 1677, prima di lasciare la parrocchia, volle a sue spese dotare la chiesa di un nuovo altare maggiore, opera marmorea di pregio compiuta dai due scultori bresciani Carlo Carra e Francesco Rossi.

Pancrazio Bellandi di Montichiari

già rettore di Malpaga di Calvisano, eletto a 43 anni il 20 agosto 1678: rinunciò in favore del successore nel 1692.

Giovanni Battista Carleschi di Bassano

di famiglia distinta che diede parecchi benemeriti sacerdoti alla chiesa bresciana, fu eletto parroco con Bolla pontificia del 23 ottobre 1692. Ebbe un lungo parrocchiato, e morì improvvisamente, per colpo apoplettico, il 21 maggio 1740, assistito dai due nipoti e coadiutori Don Tomaso e Don Giuseppe Carleschi, l'ultimo dei quali fu nominato economo spirituale.

Giov. Battista Arrighini di Brescia

Dottore in S. Teologia fu nominato dal Card. A. M. Quirino il 4 marzo 1741 e morì il 7 aprile 1754 in età non avanzata. Fu nuovamente economo spirituale D. Giuseppe Carleschi.

Giov. Battista Zacchi nato a S. Gervasio

da famiglia oriunda di Pralboino, da nove anno curato di Castelletto di Leno, fu nominato il 7 agosto 1754 a 38 anni (nato il 26 dicembre 1716 da Antonio notaio e Domenica Pedretta). La mattina del 21 gennaio 1784 fu trovato morto, sdraiato sul letto ancora vestito dei suoi abiti, e la sua morte rimase avvolta nel mistero, sebbene si spargesse la voce che fosse stato colpito da un insulto apoplettico. Fu nominato economo il bassanese D. Filippo Pini.

Pietro Zuanelli di Toscolano

eletto il 23 aprile 1784, morì a Toscolano presso la famiglia il 28 agosto 1807 a 63 anni. Fu un distinto oratore ed era legato da stretta parentela col Vescovo di Feltre e Belluno mons. Gaetano Zuanelli.

Lorenzo Pasquale Padovani di Soave veronese

nato nel 1775 da famiglia agiata ed educato in Verona, venne nel 1805 a Brescia come precettore dei figli del conte Giovanni Martinengo da Barco. Acquistatasi in breve larga fama di uomo dotto nelle scienze sacre, fu chiamato dal Vicario Capitolare mons. Stefani all'insegnamento della Teologia nel riorganizzato Seminario, ma vi si fermò poco tempo, poiché il 30 luglio 1808, dopo tre concorsi andati a vuoto per mancanza di concorrenti, fu nominato Parroco di Bassano. Promosso il 4 novembre 1812 a Prevosto di Verolanuova, fu quindi Vicario Venerale del vescovo Domenico Ferrari (1835-46) e Canonico della Cattedrale; morì a Brescia il 28 gennaio del 1850 quasi dimenticato perché il carattere impulsivo gli aveva procurato molti dispiaceri e molti nemici [xi].

Giovanni Maria Sorsoli di Serle

già cappellano in patria, fu nominato parroco a 28 anni il 13 luglio 1813; morì il 12 settembre 1838 a 54 anni. Fece acquisto dello splendido baldacchino a sei aste, che costò dodicimila svanziche, e legò al beneficio tre piò di terra ed una casa con obbligo di celebrare alcune messe.

Girolamo Oneda di Orzivecchi

già curato di Pedergnaga per dieci anni, per cinque dei quali resse quella parrocchia come economo in momenti assai critici, fu nominato a Bassano il 26 novembre 1838, e vi morì il 1° settembre 1865 a 60 anni, colto da paralisi cardiaca mentre stava pranzando: nel 1842 innalzò il nuovo concerto di campane.

Giovanni Marini di Pralboino

curato di Bagnolo indi economo spirituale di Porzano, eletto il 19 febbraio 1866 morì il 25 maggio 1896. Di spirito ardentemente patriottico, prese viva parte ai movimenti insurrezionali del 1948 e 49 contro i tedeschi, e ne ebbe noie non poche. A questo proposito ci piace ricordare un altro illustre bassanese che si distinse nella storia del risorgimento bresciano, il nob. Alessio Brunelli, il quale essendo Podestà di Brescia, nel 1849, fu arrestato sotto l'imputazione di tradimento e condotto in Castello vi fu tenuto prigioniero per parecchio tempo. Vi fu anzi un momento nel quale si vide destinato alla fucilazione sommaria, e ne è prova questa lettera autografa scritta dal Castello alla famiglia, e che si conserva come un sacro cimelio nell'archivio Brunelli:

Mia cara Moglie, l'ultima mia ora è suonata: tra pochi istanti io avrò cessato di vivere e tu di aver marito. Non obliarmi giammai, io muoio innocente, la mia vita non è macchiata di nessuna ingiustizia, né di veruna cattiva azione. Addio miei figli, mostratevi al mondo degni di me. Io vi lascio pochi beni in mezzo a numerosi pericoli: siate uniti e tutto basterà. Amate e rispettate la tenera vostra madre, che Iddio vi benedica. Non maledite la mia memoria. Assicuratevi che io muoio innocente e che il mio maggior tormento in questi estremi di vita è il morire lontano e non circondato dai miei figli. Ricevete la paterna benedizione, ricevete i miei abbracciamenti e le mie lacrime, addio, ognor presente alla vostra memoria sia

                  il vostro infelice padre ALESSIO BRUNELLI

Paolo Perini di Gavardo

fu dapprima curato di Limone di Gavardo, indi parroco del vicino paesello di Soprazocco S. Biagio o Inferiore (1885); nominato a Bassano il 2 settembre 1896, vi morì il 23 dicembre 1912. Di lui ebbe a scrivere sul giornale Il Cittadino di Brescia una persona, che lo conobbe per lunga consuetudine di vita, questo cenno necrologio: "Logorato dall'arteriosclerosi con le sue fatali conseguenze, nella scorsa notte, ancora nella pienezza della virilità di è spento il Rev. D. Paolo Perini, arciprete di Bassano Bresciano. Uno dei figli più cari a quell'anima grande di educatore che fu Mons. Capretti, appena ordinato sacerdote resse la curazia di Limone del natio Gavardo, poi la parrocchia di Soprazzocco inferiore, dove lasciò largo desiderio di sé. Passato a Bassano nel febbraio del 1897, quivi profuse tutta una somma d'energie santamente efficaci. Zelatore indefesso del bene delle anime, diede a tal fine solenne impulso al culto esterno col restauro radicale della chiesa[xii], prodigandovi le proprie risorse finanziarie, e plasmando la sua carità sui tempi nuovi, promosse le opere d'azione cattolica e di sociale previdenza, prima fra tutte la fiorente Cassa Rurale. Fornito da natura di un carattere ardente e talora oserei dire quasi impetuoso, appalesava pure sempre grande bontà di cuore, e con l'esercizio della virtù sapeva avere tratti amabilissimi, sino a inumidirsi per facile commozione il ciglio dinanzi alle altrui sofferenze.

   Pur troppo da quasi due anni la triste malattia gli aveva nubilata l'intelligenza e il suo popolo non sentiva più la parola limpida e paternamente ammonitrice di lui che tramontava nel dolore. Ed è morto povero: e questo è il più bell'elogio che si possa fare sulla salma d'un sacerdote. Ma nella sua povertà fu ancor generoso, chiamando ad eredi delle poche sue sostanze anche gl'indigenti del paese e legando una parte della sua ricca biblioteca per l'istruzione popolare. E il popolo eternerà in cuor suo il nome del buon pastore, e con gelosa venerazione ne custodirà le ossa fra le tombe dei padri".

Annibale Materossi di Bagnolo Mella

Nato il 4 giugno 1875, fu militare nel Genio telegrafisti e dopo la disfatta di Adua venne mandato nella Colonia Eritrea, dove rimase quasi un anno; ordinato sacerdote il 1 Giugno 1901, fu dapprima curato e direttore dell'Oratorio maschile di Verolavecchia, indi Parroco di Casto in Valle Sabbia (24 febbraio 1905); nominato arciprete di Bassano il 21 aprile 1913, vi fece il suo solenne ingresso la Domenica 3 agosto. Ad multos annos!

D. Paolo Guerini

  Note sulle famiglie di Bassano

NOTA. - Le tre famiglie principali di Bassano, cioè i conti Martinengo-Cesaresco, i conti Cigola, eredi dei nobili Luzzago, ed i Nob. Brunelli vi hanno per residenza estiva decorosi artistici palazzi. Quelli dei nob. Brunelli (linea di Francesco qm. Alessio), incominciato nel sec. XVIII su disegno dell'architetto Domenico Donegani, è rimasto incompleto per il sopraggiungere della Rivoluzione francese e delle relative crisi economiche della famiglia: doveva riuscire una villa sontuosa, quasi principesca, argomentando dalla parte che ancora rimane.

   Il più antico è quello appartenuto ai nob. Luzzago, passato poi per eredità ai conti Cigola: fu eretto nel cinquecento sull'area dell'antico castello di Bassano e più tardi venne ampliato con nuove aggiunte. E' una mole imponente e severa, con molte ampie sale, è sormontato, nella parte centrale, da una torre con finestre bifore di forma elegantissima. Nell'oratorio del palazzo, dove il venerabile Alessandro si raccoglieva ogni giorno per le sue lunghe preghiere e meditazioni, dove maturava le opere del suo zelo e della sua pietà, si vede ancora un magnifico soffitto di legno intagliato, opera del cinquecento, e si scorgono frammenti di affreschi e decorazioni della stessa epoca. Quanto sarebbe desiderabile che questo antico e storico oratorio fosse ridonato a nuova vita coi necessari restauri!

   Presso il palazzo stanno le abitazioni rustiche dei contadini disposte con simmetrica architettura: sopra un arco, che porta i busti dei due insigni agronomi bresciani del cinquecento, Agostino Galla e Marco Tarello, si legge a grandi lettere questa sentenza:  Ex diligenti agrorum cultura publicum privatumque bonum. Sul fronte delle due ale di case stanno scolpite altre due sentenze: a oriente Maxima de minimis solers cultura ministrat, a occidente Commodae villicorum sedes agricolturae incrementum.

   Le due famiglie dei Conti Martinengo-Cesaresco e dei Nob. Brunelli custodiscono in Bassano due importantissimi archivi gentilizi, ove sono raccolti numerosi documenti, che riguardano non soltanto la storia delle due illustri famiglie e delle loro vastissime proprietà fondiarie, ma anche quella politica e religiosa del territorio bresciano, specialmente dei paesi dove le due famiglie ebbero possidenze (Mompiano, Bagnolo, Zurlengo, Orzivecchi, Manerbio, Roccafranca, ecc.)

   Per la storia della Parrocchia di Bassano l'archivio parrocchiale, oltre ai soliti libri canonici che incominciano dal sec. XVI, conserva un grosso fascicolo manoscritto, intitolato Memorie dell'arciprebenda di Bassano, compilato da parecchi parroci; contiene tutte le consuetudini delle funzioni, e dell'amministrazione della chiesa, e il carteggio di una lunga questione di precedenza iniziata dall'arciprete Zuradelli contro i due curati beneficiati di Manerbio (1787).

note

[i] Arch. Vesc. Atti della visita Bollani vol. I f. 206-208, altro vol. I f. 234-35. Nel ms. F. IV. 7 n. 17 della Queriniana si trovano due inventari di tutti i fondi e case che la Prepositura della Maddalena possedeva in Bassano. Il primo inventario (in copia cartacea) fu fatto in Bassano, presso la chiesa, il 17 ottobre 1462, per ordine del Podestà di Brescia Davide Contarini al Console del Comune di Bassano, ad istanza del nuovo prevosto della casa di S. Maria Maddalena di Gambara Fra' Bertoldo Lantieri di Brescia: in esso sono elencate nove o dieci case coloniche parte in castro murato e parte fuori del castello in contrada S. Michaelis; quindi sono descritti più di trenta fondi, di circa 200 piò, confinanti in maggior parte con la vetus via cremonensis e con fondi del nob. Manfredo Luzzago, che forse teneva l'ufficio di gastaldo o procuratore degli Umiliati. Il secondi inventario è la polizza d'estimo presentata nel 1641.  

[ii] Sotto il portico principale della Commenda, sulla parete della casa padronale, che ha molte ampie e belle stanze, vi è dipinta una prospettiva di stile barocco con vari stemmi e motti latini. Vi campeggia in mezzo un grande stemma del Card. Pietro Ottoboni vescovo di Brescia (1654-64), che prima di essere eletto Papa col nome di Alessandro VIII aveva tenuto questa Commenda della Maddalena e vi aveva fatto alcuni restauri, come ricorda la seguente iscrizione sotto lo stemma:

PETRUS S. R. E. CARDINALIS OTHOBONUS TITULI

S. MERCI. COMENDATARIUS S. MARIAE MAGDALENAE

AEDES HAS INSTAURAVIT DE SUO ANNO M.DC.LX.

  [iii] Cfr. il mio studio su La famiglia Duranti ei suoi Vescovi in BRIXIA SACRA anno II (1911)

[iv] Ecco il testo delle principali disposizioni del Breve pontificio: "Cum nuper parochiali ecclesia S. Michaelis de Bassano, et perpetuo simplici beneficio ecclesiastico canonicatu seu clericatu nuncupato in parochiali ecclesia plebe forsan nuncupata S. Mariae Vrcearum Novarum, alias S. Laurentii de Bigolio, Brixien dioec., ac plebe nuncupata S. Mariae de Trignago Veron. dioec., quae bone memorie Petrus episc.

[v] Ecco il testo delle principali disposizioni del Breve pontificio: "Cum nuper parochiali ecclesia S. Michaelis de Bassano, et perpetuo simplici beneficio ecclesiastico canonicatu seu clericatu nuncupato in parochiali ecclesia plebe forsan nuncupata S. Mariae Orcearum Novarum, alias S. Laurentii de Bigolio, Brixien. dioec., ac plebe nuncupata S. Mariae de Trignago Veron. dioec., quae bone memorie Petrus episc. Thermularum ex concessione et dispensatione apostolica in commendam, dum viveret, obtinebat, per liberam dicti Petri episcopi concessionem in manibus nostris sponte factam et per nos admissam modo vocantibus, Nos illa sic vacantia et antea dispositioni apostolicae reservata tibi adhuc in minoribus constituto conferri concessimus, et deinde cum ad ecclesiam Thermularum per obitum dicti Petri episcopi Patoris solatio destituta promoverimus, tibique et ipsa etiam una cum dicta ecclesia ac nonnullis aliis beneficiis ecclesiasticis per te forsan obtentis retinere valeas indulserimus seu indulgeri concessimus etc."

[vi] Arch. Vesc. Atti della visita Bollani vol. I f. 206-208, altro vol. I f. 234-35

[vii] Cfr. E. Girelli, Vita del Ven. Alessandro Luzzago, patrizio bresciano (Brescia, G. Bersi 1881) p. 117-124, e altre biografie precedenti dell'Ermani, del Faino ecc.

[viii]  Ecco il testo del decreto di S. Carlo in proposito:

   "Comunitas et Nobiles loci ac Schola S.S.mi Sacramenti omni pietate incumbant ad ecclesiam suam reparandam, ampliandam et ornandam ac de omnibus necessariis instruendam, prout etiam Nobis se facturos significaverunt, et pecunias jam ad hunc effectum collectas adesse dixerunt. Parochus autem pro huius visitationis decretis exequendis expendat et ipse singulis annis scuta decem, donec haec decreta omnia perfecte executioni mandata fuerint, eamque ob causam sequestra et relaxa quotannis fiant etiam a Vicario foraneo...

   Ecclesia amplietur fabricando alteram navim a parte meridionali, quae navim septentrionali respondeat, et in capite earum construantur altaria clathris ferreis munita ad formam. Tres januae fiant in facie ecclesiae, vedelicet un pro qualibet navim, idque infra annum" (Arch. Vesc. Atti della visita Borromeo, t. III. f. 135-136)

[ix]  La data e la memoria della consacrazione ci è data da questa lapide, posta sulla parete della navata sinistra:

CONS - ECCLE - DIE - VIII – MAII

[x]  Catastico della Città e Territorio Bresciano, ms. H. V 2 della Bibl. Queriniana, t. II, f. 541)

    [xi]  cfr. L.F. FE' D'OSTIANI Indice cronologico dei Vicari Vescovili e Capitolari di Brescia (Brescia, tip. Queriniana) pag. 68

[xii]  La chiesa parrocchiale, a tre navate, ha subito varie modificazioni; recentemente fu allungata di alcuni metri, e decorata dal pittore prof. Giuliano Volpi di Lovere e dal decoratore Giuseppe Trainini di Brescia. Opere d'arte molto notevoli non ve ne sono, se si eccettui una bella croce processionale del quattrocento, dimenticata fino a pochi anni fa fra le anticaglie di sagrestia, e le quattordici tele della Via Crucis, che si ritengono del Tiepolo o almeno della sua scuola, ma rovinate da una plasmatura di vernice. Vi è pure una bella e artistica statua di S. Rocco dell'intagliatore Stefano Lamberti, da me illustrata nell'Illustrazione Bresciana del 1905 con un documento inedito nell'archivio Brunelli. La pala dell'altare maggiore è un S. Michele (copia del celebre quadro di G. Reni) di Carton di Verona, il quale nel 1905-1906 fece anche alcune belle medaglie della chiesa.