Oratorio di Alessandro Luzzago |
Sull'area dell'antico castello di Bassano viene costruita, intorno alla metà del XVI secolo, la residenza di campagna della famiglia Luzzago che, con molta probabilità la ottiene in dono o in enfiteusi dal vescovo di Brescia che, al tempo, possedeva in paese numerosi terreni. I rapporti fra la ricca famiglia veneziana dei Luzzago e la diocesi dovevano infatti essere molto buoni come ottime erano le relazioni con le altre famiglie nobili bresciane e locali. Incastonata fra le due ali del complesso impianto dell'edificio - una adibita ad alloggi per i membri della famiglia e i suoi ospiti, l’altra riservata alla servitù - viene eretta la cappella, piccolo oratorio (dal latino orare = pregare) nel quale il venerabile si ritirava ogni giorno in preghiera. Benché le sue dimensioni siano piuttosto modeste (comunque ridotte rispetto a quelle originali) essa riflette in modo singolare i gusti e la personalità del committente e non solo per quanto riguarda la decorazione e l’apparato artistico ma anche nell'ubicazione e nella struttura. La
cappella sorge infatti all'interno dell'edificio ma, allo stesso tempo, ne
rimane isolata da un lungo in passato doveva probabilmente essere un
porticato: lontano dai rumori e dai suoni della casa e circondata dalla
pace della natura dell'adiacente parco, essa poteva consentire al Luzzago
la meditazione e la preghiera, alle quali dedicava buona parte della
giornata. La distanza che separa l’oratorio dalla casa doveva allora
permettere un lento e progressivo allontanamento dai pensieri e dai
problemi di tutti i giorni per avvicinarsi e penetrare i misteri divini
sottolineati ed evidenziati dalla struttura a pianta centrale (in questo
caso, quadrata).
Da sempre, infatti questo particolare impianto architettonico ha assunto
profondi significati simbolici: la centralità di Dio a cui tutto il
creato guarda, a cui tutto l’universo si riferisce viene qui risaltata
dallo splendido soffitto articolato con la volta a vela interamente
ricoperta da affreschi, sia negli spicchi, sia nelle costolonature.
Figure, stilizzate di angeli e cherubini si susseguono circolarmente,
intervallati da motivi vegetali e scanditi dai raggi di un sole (in mezzo
al quale è visibile la croce di Cristo) che nasce al centro della volta e
arriva ad illuminare tutto lo spazio. Sulle pareti, una delle quali è
stata parzialmente abbattuta, la raffigurazione appare invece meno
astratta e più leggibile. Nella zona inferiore campeggiano finte
architetture sorrette da pilastri e colonne dai capitelli dorati: nei
riguardi così creati appaiono tracce di figure angeliche.
Segue
un lungo fregio che percorre tutta la superficie e divide le pareti a
mezza altezza: qui piccoli putti sorreggono anfore piene di fiori e
fungono da elemento di supporto per quelle che dovevano essere le
originarie aperture della cappella, oggi murate.
L'unica
parete ancora chiaramente visibile mostra in modo chiaro quello che doveva
essere lo splendore originario dell'apparato decorativo: nella zona
superiore cori di angeli musicanti affiancano il Cristo Redentore in
atteggiamento vittorioso e con in mano il Vangelo, la Buona Novella
annunciata al mondo. La particolarità e la minuziosità con la quale
vengono descritti gli strumenti musicali, ripresi certamente da quelli in
voga al tempo, testimonia l’attenzione che la famiglia Luzzago, e forse
lo stesso Alessandro, dovette riservare alla musica, passatempo nobiliare
fra i più amati. Nella zona sottostante la rappresentazione si apre su un
trittico che vede al centro l’immagine della Vergine Maria con in
braccio il Bambino e ai lati due santi, solo in parte identificabili.
Sulla sinistra appare S. Girolamo, riconoscibile dalla pietra che tiene
nella mano sinistra (per percuotersi il petto), dal leone ai suoi piedi
(ricordo dell'esperienza nel deserto) e dal cappello da cardinale, simboli
della sua esistenza terrena. La scelta di raffigurare S. Girolamo, qui in
abiti di asceta, è giustificata non solo dall'importanza che egli riveste
nella Chiesa, essendone uno dei quattro Dottori, ma anche dal particolare
spirito con il quale egli seppe affrontare il discorso teologico. Il
Luzzago dovette ammirare la severità, la passione e la dedizione mostrate
dal santo nella diffusione del cristianesimo nonché la sua intolleranza
verso tutto ciò che di falso e corrotto c'era nella Chiesa del
tempo.Probabilmente proprio questi fattori affascinavano il venerabile, il
cui carattere focoso e allo stesso tempo profondamente mistico facilmente
si riconosceva in quello del suo modello.
Sulla
destra è visibile un altro santo, forse un vescovo francescano, di cui
non è possibile azzardare un nome. Possiamo, però, ipotizzare che
anch'egli, come S. Girolamo, fosse figura di riferimento per il Luzzago.
Allo
stato attuale degli studi, pare impossibile avanzare attribuzione riguardo
alla paternità di questo ciclo di affreschi. Sicuramente i Luzzago
contattarono artisti di una certa qualità per la realizzazione della
propria cappella. Tuttavia, alcune forti scorrettezze nella realizzazione
anatomica delle figure, e certe incertezze nel generale impianto
figurativo portano ad ipotizzare che l’artista non dovette essere di
eccezionale livello. Nonostante
ciò, non va dimenticata la ricchezza decorativa della cappella, giocata
su una straordinaria intensità cromatica, sulla precisione delle linee a
tratti severe ed essenziali, a tratti raffinate e minuziose. Questo
piccolo edificio rimane l’espressione più tipica della religiosità del
Luzzago, austera e rigida eppure vivace e gioiosa. Nella cappella si
respirano infatti entrambe queste correnti, capaci ogni volta di riportare
il visitatore indietro nel tempo pur mantenendolo ancorato al presente,
unito al passato dall'attualità sempre viva, profonda e autentica del
messaggio evangelico fulcro dell'esperienza umana del venerabile. Nicoletta Lama |